Il termine guerrilla marketing è stato coniato nel 1984 dal pubblicitario americano Jay Conrad Levinson, per indicare un modo non convenzionale di fare pubblicità per ottenere attenzione attraverso strumenti inusuali e di forte impatto, suscitando così emozioni contrastanti negli utenti.
Uno dei maggiori benefici del guerrilla marketing è l’uso creativo che si fa del prodotto per produrre qualcosa di completamente diverso e quindi unico e fortemente distintivo.
L’obiettivo è coinvolgere e diffondere il più possibile il messaggio, anche attraverso mezzi di fortuna, senza ricorrere a grandi budget.
L’idea alla base di questa nuova forma di marketing è generare dei veri e propri attacchi di guerriglia urbana, senza far capire che dietro c’e un messaggio pubblicitario.
Facendo leva sulle emozioni e sull’effetto sorpresa queste vere e proprie incursioni, per riprendere un termine legato alla guerra, sono improvvise e inaspettate, creano clamore e interesse.
Il guerrilla marketing riesce, così, ad essere ovunque e comunque. Le pubblicità appaiono in posti insoliti, invadendo lo spazio urbano come mai aveva fatto la pubblicità classica: panchine, marciapiedi, installazioni shock create nelle strade o sui treni.
Il guerrilla marketing nasce soprattutto per essere diffuso a livello locale e fisico, soprattutto quando i prodotti sono riconoscibili, ma il caso più clamoroso di guerriglia marketing è stato il lancio di un video trasmesso sul web nel 1999. Si trattava di un video amatoriale girato da alcuni giovani nel Maryland, poi misteriosamente scomparsi, scoperto e pubblicato sul web solo molti anni dopo. La notizia ebbe molto riscontro anche nei media tradizionali, generò paura e curiosità, alla fine uscì il film horror “The Blair Witch Project” e fu un grande successo.
Spesso si confonde il guerrilla marketing con il viral marketing. Quest’ultimo pur generando delle emozioni, rappresenta l’evoluzione del passaparola attraverso la rete. Considerato un tipo di marketing non convenzionale, il viral marketing sfrutta un unico strumento, Internet, attraverso cui cerca di diffondere un messaggio multimediale, in modo esponenziale.
Il messaggio diventa una sorta di virus che viene trasmesso ad un grande numero di utenti, più aumenta il numero di persone che condividono il messaggio più questo si propaga.
Esempi di viral marketing sono, ad esempio, le e-mail che contengono giochi o storie curiose e in breve tempo si diffondono rapidamente generando un grande traffico sui siti che le generano.
Il viral marketing considera il messaggio, una sorta di “virus” da far propagare con una strategia mirata, che di solito ha anche un basso costo. La strategia per funzionare e avere successo deve essere semplice e immediata, ma soprattutto deve dare un plus di scambio all’utente che decide di condividere questo messaggio.
Oggi il guerrilla marketing trova nuovo spazio di espressione attraverso il web, grazie ai nuovi strumenti messi a disposizione dalla rete. Sempre più aziende si affidano a tecniche virtuali per coinvolgere e generare sorpresa nei consumatori, nascono blog aziendali, ci si affida a persone influenti nel web per farsi conoscere. (leggi anche “Il Viral Marketing”)
Giovanni Zappalà
Alcuni esempi di guerrilla marketing
TNT |
TIC TAC |
Resident Evil |
NIVEA |
Coca Cola |
Ikea |